Il Desiderio di Conoscere

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Il Desiderio di Conoscere
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CARLO MARTINI

redazione

La vita comincia con il desiderio. Il desiderio è la prima necessità biologica che si presenta sulla terra. In origine fu desiderio di energia, acqua e luce. L’evoluzione ha poi prodotto sistema nervoso, neuroni e infine la coscienza. Dal desiderio semplice legato alla sola sopravvivenza si giunge al desiderio di conoscenza. Carlo Martini ci regala una sapiente passeggiata lungo questo meraviglioso aspetto della natura umana.

La cultura nasce con la coscienza umana

La cultura nasce con la coscienza umana, intesa nella sua peculiare facoltà di consapevolezza della propria consapevolezza. Quello che è avvenuto prima è semplice apprendimento senza comprensione.

Cosa ha mosso l’uomo a intraprendere i primi passi per costruire e stratificare quel bagaglio che oggi chiamiamo patrimonio culturale? Cosa lo ha spinto in modo incessante a far sì che questo processo si perpetuasse? Il motore è stato ed è tutt’oggi il desiderio connaturato di conoscere per comprendere.

definizione di desiderio

Desiderio. Sarebbe difficile trovare una parola più precisa ed esaustiva, ma insieme tanto evocativa e poetica.  E’ una parola composta dalla preposizione “de” che sta ad indicare l’atto di privare, togliere (si pensi all’etimologia dei verbi destrutturare e decapitare) ed il vocabolo “sidera” che deriva dal sostantivo latino sidus -eris che significa stella, quindi letteralmente privare delle stelle. Questo termine indica quel preciso sentimento che nasce nell’uomo quando non può fare esperienza di qualcosa, sia essa conosciuta o sconosciuta, ma lo indica servendosi dell’analogia, riferendosi al disagio che si prova se e quando non è possibile esperire quel moto dell’animo che ognuno ha provato ammirando il cielo stellato. Per capire a pieno la bellezza di questo termine è necessario fare lo sforzo mentale di prendere le distanze dall’iperesposizione alle immagini che caratterizza i nostri giorni e focalizzare quel momento comune a tutti in cui ci siamo trovati di notte, in una zona isolata, immersi nel silenzio con lo sguardo rivolto al cielo. In questa situazione particolare si amplifica la percezione, l’attenzione focalizzata sull’ambiente isola dalla distrazione ed apre ad una dimensione di contemplazione che favorisce l’intuizione e l’analisi, tanto della realtà esterna quanto della natura umana, predispone al sentimento e alla razionalità, facilita il nascere di interrogativi, spalanca le porte del mistero. Ad ognuno non resta che rispondere con i propri mezzi, secondo le proprie disponibilità intellettuali, il proprio bagaglio di conoscenze, la propria sensibilità, il proprio carattere, in ultima analisi la propria natura.

guardando il cielo stellato

Così l’esploratore farà tesoro delle proprie ripetute esperienze di osservazione del firmamento fino a raggiungere la consapevolezza di quanto gli astri possano diventare alleati nell’orientarsi durante i propri viaggi e l’augure sarà colpito da suggestioni tali da immaginarsi significati che travalicano la fisica, tanto da indurlo a pensare alla loro capacità di influire sul destino degli uomini.

Il mistico nella contemplazione delle stelle sentirà più viva la propria esperienza di Dio ed innalzerà la sua sublime preghiera:

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle: in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle”.

Il filosofo eromperà nella splendida esclamazione: “Ogni terra è aperta al sapiente, perché la patria di un’anima virtuosa è l’intero Universo”, o distillerà il succo della propria meditazione nell’espressione: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”.

Il poeta partorirà i versi immortali:

e quando miro in cielo arder le stelle
dico fra me pensando:
— A che tante facelle?
che fa l’aria infinita, e quel profondo
infinito seren? che vuol dir questa
solitudine immensa? ed io che sono? —
Cosí meco ragiono: e della stanza
smisurata e superba,
e dell’innumerabile famiglia;
poi di tanto adoprar, di tanti moti
d’ogni celeste, ogni terrena cosa,
girando senza posa,
per tornar sempre lá donde son mosse;
uso alcuno, alcun frutto
indovinar non so.

Il pittore, dall’osservazione di Venere attraverso la finestra della stanza del manicomio dove è rinchiuso spalancherà le porte dell’intuizione e della creatività lasciando che il tratto frammentato del suo pennello componga vorticosi aloni di luce intorno a densi cerchi gialli immersi in un blu intenso, quasi ad anticipare la comprensione del movimento a spirale dei gas nella formazione dei corpi celesti.

Il critico musicale verrà rapito dalle note struggenti della “Sonata per pianoforte n. 14 in Do diesis minore” di Ludwig Von Beethoven tanto da proiettarsi emotivamente nella contemplazione del cielo notturno, consegnando il brano alla storia con il nome di “Sonata al chiaro di luna”.

Il fisico scriverà: “l’incertezza in cui siamo immersi, la nostra precarietà, sospesa sull’abisso dell’immensità di ciò che non sappiamo, non rende la vita insensata! La rende preziosa”1 e descriverà ciò che si presenta alla sua immaginazione e alla sua osservazione attraverso un altro tipo di spartito, sostituendo le note con i numeri, ma usando lo stesso linguaggio: quello matematico.

Così varia è la natura umana e così varie sono le possibilità di accedere allo stesso sentimento ed esprimerlo!

desiderio: la mancanza di risposte

La parola desiderio ci cala proprio dentro a questa dimensione emotiva: quella di colui che soffre per la mancanza dell’appagamento del sentimento appena descritto con tanta sovrabbondanza espressiva, accessibile solo dopo essere entrati in profonda intimità con l’Universo e che ci porta a comprendere meglio la realtà fuori e dentro di noi ma che allo stesso tempo, ineluttabilmente, spalanca ulteriori spazi di ignoto in un processo infinito.

E’ la mancanza di risposte alle domande eterne ed urgenti che ci spinge alla ricerca continua di nuova conoscenza. Le parole uscite dalla bocca di Ulisse nella Divina Commedia sono l’esempio più potente e l’espressione più alta di questo insaziabile moto dell’animo umano.

l’ulisse che e’ in noi

Nelle appassionate ed appassionanti terzine, Dante ci fa cogliere la radice più profonda del desiderio di conoscere: la sua natura insieme pulsionale ed intenzionale. Passione e volontà, istinto e razionalità sono indissolubilmente legati e si sostengono a vicenda. La spinta emozionale irrefrenabile è mirabilmente descritta attraverso il ritmo che Dante impone ai suoi versi. L’uso abbondante degli enjambement impone alla lettura una velocità crescente fino alla tragica e lapidaria conclusione “infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso”. Con la parola “richiuso” che sembra far calare un silenzio spettrale sulla scena, si chiude il “folle volo” che ha portato Ulisse all’ineluttabile epilogo. Ma il volo è folle proprio perché è sostenuto da una pulsione interiore che non lascia spazio alla prudenza e alla misura. Il desiderio di conoscenza e spinto da un’emozione più forte addirittura degli istinti più basilari di ogni uomo: il legame con gli affetti più cari quali quello per i figli, i genitori e la moglie “né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né ’l debito amore lo qual dovea Penelopé far lieta, vincer potero dentro a me l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore”. Qui Dante coglie un aspetto profondissimo della natura umana: con l’espressione “dentro a me” sembra intuire che la battaglia per la decisione di partire sia stata giocata fuori della ragione, in un’area più interna, più profonda rispetto a quella in cui agisce il libero arbitrio.  Anticipa temi che solo l’attuale indagine neurobiologica sta affrontando con scienziati del calibro di LeDoux2, Damasio3,4,5 e Panksepp6. Per dirla con quest’ultimo, in Ulisse, l’emozione primaria della ricerca (una delle sette emozioni che secondo lo scienziato si pongono a fondamento della personalità), prevale sull’emozione primaria di cura o accudimento. Prevale perché questa è la sua ingegneria sottocorticale, questo il prodotto dei suoi geni, questa la sua natura. Potenza dell’intuizione artistica, capace di scorgere secoli prima quello che la scienza definirà poi nel dettaglio! “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Tuttavia quale sia il peso dei circuiti emotivi di base rispetto alla costruzione della personalità è ancora oggetto di ampio dibattito.

Il desiderio non è espressione solo delle emozioni profonde, ma muove e motiva la volontà e la scelta deliberata. Incommensurabilmente bella l’espressione “ma posi me per l’alto mare aperto sol con un legno”. La posposizione del pronome “me” impone alla lettura una pausa che evidenzia la risolutezza del protagonista, e la scelta del verbo “posi” sottolinea, come solo Dante riesce a fare, lo sforzo volitivo e la determinazione con cui Ulisse inizia la propria impresa, tanto da sottolineare “de’ remi facemmo ali al folle volo”.

I Nuovi ULISSE

In questi versi insuperabili si assapora la stessa atmosfera e lo stesso stato d’animo che traspaiono dalle pagine del libro del fisico teorico Max Tegmark “L’Universo matematico”7:

“Berkeley, 1991. Novembre è quasi finito. Fuori è buio e io sono seduto alla scrivania di casa, intento a riempire freneticamente di simboli matematici un foglio di carta. Sento salire un’ondata di eccitazione di un tipo mai provato prima. Wow. Possibile che proprio io, una nullità, abbia appena scoperto qualcosa di davvero importante? Devo assolutamente capire di cosa si tratta. […] Se un oggetto è contemporaneamente in due posti, che cosa accade alla tabella numerica che lo descrive nel momento in cui qualcosa gli sbatte contro? Era una di quelle domande fantastiche che si rispondono da sole, e il resto venne da sé. Un paio di ore più tardi ero ancora seduto alla scrivania: davanti a me, pagine zeppe di simboli matematici. Ebbi un sussulto: il valore degli elementi non-diagonali diventava praticamente nullo, proprio come se la funzione d’onda fosse collassata! […] Quindi non era vero che la stranezza quantistica spariva: veniva semplicemente censurata! […] Finalmente avevo capito perché gli universi paralleli di Livello III rimangono paralleli! Sentivo che quella era una notte fortunata. Esaminai più attentamente gli aspetti quantitativi del problema. Ad esempio, feci tutti i conti anche per quelle situazioni (e sono molte) in cui un oggetto può trovarsi in ben più di due posti simultaneamente. […] Era ormai da anni che ero sicuro di amare la fisica e di volerle dedicare la vita, ma mi ero sempre chiesto se sarei stato in grado di dare un contributo valido o se mi sarei limitato a studiarla e a fare il tifo per gli altri da bordo campo. Quella notte, cedendo finalmente al sonno, per la prima volta nella vita pensai: ‹‹Sì, posso farcela!››”.

Pare proprio, dunque, che in quella piccola barca guidata da Ulisse, quella notte ci sia salito anche Tegmark insieme ai suoi fogli pieni di formule, e che secoli prima si sia aggiunto alla “picciola compagniaMichelangelo Bonarroti, quando sospeso sull’impalcatura della Sistina ha dato inizio all’impresa mai tentata di realizzare un’opera tanto maestosa, ma anche gli stravaganti alchimisti alla ricerca della trasmutazione dei metalli vili in oro (anche se si sbagliavano abbondantemente), Guido Monaco, quando cacciato dall’abbazia di Pomposa, ha trovato asilo al Colle del Pionta ad Arezzo per divulgare il suo rivoluzionario metodo di lettura della notazione musicale, Linneo quando ha cominciato a classificare ogni pianta presente in natura, Charles Darwin quando è partito a bordo della HMS Beagle per iniziare i suoi studi naturalistici, Sigmund Freud quando ha cominciato a scrutare l’abisso della psiche umana, Neil Armstrong e Buzz Aldrin quando sono entrati nell’Apollo 11, e pare che ci si accinga a salire Anna Grassellino che presso il Department of Energy sta cercando di progettare il computer quantistico più potente al mondo.

Letture:

  1. Carlo Rovelli, La realtà non è come ci appare, Raffaello Cortina editore
  2. Joseph LeDoux, Ansia, Raffaello Cortina editore
  3. Antonio Damasio, L’errore di Cartesio, Ed. Adelphi
  4. Antonio Damasio, Il sé viene alla mente, Ed. Adelphi
  5. Antonio Damasio, Lo strano ordine delle cose, Ed. Adelphi
  6. Jaak Panksep, Kenneth L. Davis, I fondamenti emotivi della personalità, Raffaello Cortina editore
  7. Max Tegmark, L’universo matematico, Bollati Boringhieri

Autore

Carlo Martini

Arezzo, 1978. Appassionato di scienze cognitive e di arte.
Si è diplomato al Liceo Scientifico Francesco Redi di Arezzo nel 1997
Si è laureato in Farmacia presso l’Università degli Studi di Perugia
nel 2006 con una tesi sperimentale in chimica farmaceutica
Lavora in una farmacia di Arezzo occupandosi al suo interno anche di medicina integrata

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Di Carlo Martini

Biografia

Carlo Martini

Arezzo, 1978. Appassionato di scienze cognitive e di arte.
Si è diplomato al Liceo Scientifico Francesco Redi di Arezzo nel 1997
Si è laureato in Farmacia presso l’Università degli Studi di Perugia
nel 2006 con una tesi sperimentale in chimica farmaceutica
Lavora in una farmacia di Arezzo occupandosi al suo interno anche di medicina integrata

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