La lettura? Una palestra per il cervello

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La lettura? Una palestra per il cervello
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Redazione

Un breve articolo accademico di Federico Batini e Marco Bartolucci che ci invita a considerare la lettura anche come grande allenamento dell’attività cognitiva e persino come strumento terapeutico nei deficit legati all’invecchiamento o a malattie degenerative conclamate.

Vedere la storia, muoversi con la storia

Mentre leggiamo una storia rappresentiamo ciò che il testo descrive attraverso immagini mentali che ne supportano la comprensione. La lettura delle storie innesca molti meccanismi a livello cognitivo1. La comprensione viene supportata anche dalle attivazioni motorie che si producono durante la lettura (o l’ascolto della lettura) producendo una sorta di esperienza vicaria, rispetto all’esperienza dei personaggi delle storie incontrate. Le attivazioni motorie in chi legge o ascolta una lettura paiono infatti coerenti con le azioni che sta compiendo il protagonista della storia2. Le rappresentazioni prodotte dal lettore/ascoltatore durante l’esperienza di lettura sono anche conosciute come “modelli situazionali” e incorporano informazioni su spazio, tempo, relazioni causali, personaggi3.

Le regioni cerebrali coinvolte nella comprensione del testo sono necessariamente varie e non solo strettamente linguistiche: probabilmente, qualsiasi rete che supporta il linguaggio, la memoria e persino la percezione gioca un ruolo in questo processo1. In generale, la lettura attiva, a livello cerebrale, una vasta rete di aree4,5, operanti a diversi livelli cognitivi costituendo una vera e propria “palestra” per le funzioni cognitive6,7, come per le funzioni mnestiche e per quelle emotive8, per le funzioni esecutive e per la velocità di elaborazione delle informazioni9.

La complessità delle attivazioni prodotte dalle storie

Recenti studi dimostrano come la comprensione di una storia coinvolga l’area frontale, temporale e le aree del cingolo che sostengono il funzionamento della memoria e i processi della teoria della mente. In particolare Grafman10 ritiene che la corteccia prefrontale destra abbia un ruolo particolarmente importante nell’elaborazione lenta e grossolana delle informazioni concernenti la trama o la morale di una storia, e che la corteccia prefrontale ventromediale sia specifica per l’elaborazione di sequenze di eventi sociali. La regione prefrontale mediale è specificamente responsabile dell’attribuzione di stati mentali, il polo di attivazione temporale è responsabile della rappresentazione della storia, e la regione temporale superiore posteriore sinistra dell’elaborazione a livello del discorso. Il cingolo è attivo durante la creazione di una rappresentazione narrativa coerente. Durante la lettura sono attive anche le aree coinvolte nelle inferenze e nelle intenzioni delle persone (corteccia paracingolata, giunzione temporo-parietale, lobo temporale, amigdale e ippocampo), quelle coinvolte nei processi attentivi (regioni orbito-frontali) e nella motivazione (cingolato anteriore)1.

La lettura come palestra per il cervello in fase di sviluppo e in fase di declino

L’atto di leggere attiva, a livello cerebrale, un vasto network di aree. Una vasta letteratura neuroscientifica ci documenta gli effetti positivi della lettura per quel che riguarda le funzioni cognitive in condizioni sia di patologia sia di normalità. Si pensa infatti che la narrazione, operando a diversi livelli cognitivi, costituisca una vera e propria “palestra” per la vita4.

In uno studio condotto da Berns G. S. et al.11, ventuno partecipanti normali (12 donne e 9 uomini) dai 19 ai 27 anni sono stati sottoposti a una scansione fMRI durante uno stato di riposo, tutte le mattine per 19 giorni consecutivi. Il periodo della sperimentazione è stato suddiviso in tre fasi: la prima fase comprendeva i primi 5 giorni (wash-in session); la seconda fase andava dal giorno 6 al giorno 14 (story session); la terza ed ultima fase era costituita dagli ultimi 5 giorni (wash-out session). Nei giorni di wash-in e wash-out i partecipanti non eseguivano nessun compito, mentre nei giorni di “story session” erano tenuti a leggere un capitolo di un romanzo prima di andare a dormire.

Lo scopo della sperimentazione era quello di tracciare i cambiamenti nell’attività di un cervello a riposo tutti i giorni per tre settimane, nelle quali i partecipanti leggevano un romanzo. I risultati mostrano effetti incrementali a lungo termine nell’attività di alcune aree somatosensoriali e motorie negli story days che permangono anche nel wash-out period11.

Nello studio condotto da Billington J. et al.8 sono stati trovati miglioramenti a livello di memoria sia a breve che a lungo termine in pazienti con diagnosi di demenza. Billington J. et al. ritengono che un intervento basato sulla lettura in pazienti con demenza, possa stimolare le vie cerebrali esistenti e influenzare i network emotivi e le funzioni mnemoniche8. Billington e colleghi hanno sottoposto sessantuno anziani con diagnosi di demenza ad un training di lettura. I risultati hanno mostrato benefici sia a livello cognitivo che a livello comportamentale. A livello comportamentale i risultati, misurati attraverso il Neuropsychiatric Inventory Brief Questionnaire (NPI-Q), hanno riportato, inoltre, benefici in umore, agitazione, concentrazione e interazioni sociali8.

Esperimenti simili sono stati condotti anche nei nostri studi con risultati che confermano i benefici, di vario tipo, dell’esposizione alla lettura in soggetti con decadimento cognitivo, con malattie dementigene, in soggetti con difficoltà e per tutta la fase dello sviluppo. I benefici osservabili e misurabili riguardano aree cognitive, emotive, relazionali e motivazionali.

La lettura si propone dunque come pratica in grado, molto più di altre attività, di stimolare e “tenere allenato” il nostro cervello e la lettura ad alta voce si presenta come pratica didattica e di cura che il personale docente dovrebbe utilizzare in tutti i gradi del sistema educativo e di istruzione per accompagnare l’intero sviluppo e come pratica di “attivazione dolce” nei soggetti con decadimento cognitivo o con malattie dementigene, ma anche come strumento di potenziamento e possibile prevenzione del decadimento cognitivo sia in situazioni di malattia conclamata, sia in situazioni di invecchiamento comune.

Letture:

  1. Mar, Raymond A. (2004)“The neuropsychology of narrative: story comprehension, story production and their interrelation”, Neuropsychologia 42.10 :1414-1434
  2. Speer, N. K., Reynolds, J. R., Swallow, K. M., & Zacks, J. M. (2009). Reading stories activates neural representations of visual and motor experiences. Psychological science, 20(8), 989-999.
  3. Zwaan, R. A., & Radvansky, G. A. (1998). Situation models in language comprehension and memory. Psychological bulletin, 123(2), 162.
  4. Batini F., Toti G., Bartolucci M. (2016), Neuropsychological benefits of a narrative cognitive training program for people living with dementia: A pilot study. Dementia & Neuropsychologia 2016;10(2):127-133
  5. Bartolucci, M., & Batini, F. (2018). The effect of a narrative intervention program for people living with dementia. Psychology & Neuroscience.
  6. Batini F. (a cura di, 2021). Ad Alta Voce. La lettura che fa bene a tutti,. Firenze. Giunti editore.
  7. Batini F., Bartolucci M., Timpone A. (2018). The effects of Reading Aloud in the Primary School. Psychology and education, vol. 55
  8. Billington J, Carroll J, Davis P, Healey C, Kinderman P., (2012), A literature-Based Intervention for Older People Living with Dementia, Perspect Public Health.; 133(3):165-73.
  9. Uchida, S., & Kawashima, R. (2008). Reading and solving arithmetic problems improves cognitive functions of normal aged people: a randomized controlled study. Age, 30(1), 21-29.
  10. Grafman J, The structured event complex and the human prefrontal cortex, in: Basili M., Dimitri N., Gilboa I. (2003, eds) Cognitive Processes and Economic Behaviour, Routledge.
  11. Berns G. S., Blaine K., J. Prietula M. J., and Pye B. E., (2013), Short- and Long-Term Effects of a Novel on Connectivity in the Brain., pubblicato su Brain Connectivity, volume 3, numero 6
  12. Baltes, P. B. (1987). Theoretical propositions of life-span developmental psychology: On the dynamics between growth and decline. Developmental Psychology, 23(5), 611-626.
  13. Cabeza R, Anderson ND, Locantore JK, McIntosh AR. (2002), Aging gracefully: Compensatory brain activity in high-performing older adults. NeuroImage 17(3):1394–1402
  14. Cunningham, A. E. and Stanovich, K. E.(1998). What reading does for the mind. American Educator, 22(1and2), 8-15.
  15. Dehaene S. et al.,(2010) How Learning to Read Changes the Cortical Networks for Vision and Language, Science 330, 1359, DOI: 0.1126/science.1194140.
  16. Grafman J, Christen Y (eds, 2012), Neuronal Plasticity: Building a Bridge from the Laboratory to the Clinic, Springer.
  17. Gutchess A. (2014). Plasticity of the aging brain: New directions in cognitive neuroscience. Science 346, 579 (2014); DOI: 10.1126/science.1254604
  18. Kidd D. C.*, Castano E.*, Reading Literary Fiction Improves Theory of Mind, 2013, Vol. 342 no. 6156 pp. 377-380 ,DOI: 10.1126/science.1239918 (http://www.sciencemag.org/content/342/6156/377.abstract)

Autore

Federico Batini

Arezzo, 1971. Si è diplomato nel 1990 al Liceo classico F. Petrarca di Arezzo. Si è laureato in Lettere presso l'Università di Firenze, in Scienze dell'Educazione presso l'Università di Siena e ha conseguito il dottorato di ricerca all'Università di Padova in Scienze dell'Educazione. È professore associato di Pedagogia sperimentale, Metodologia della ricerca educativa e Metodi e tecniche della valutazione scolastica presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia. Autore di circa 350 pubblicazioni scientifiche. Tra le ultime pubblicazioni su questi temi citiamo: Ad alta voce. La lettura che fa bene a tutti (Giunti, 2021) e Tecniche di lettura ad alta voce (con S. Giusti, Franco Angeli, 2021). Dirige la rivista scientifica di fascia A LLL (Lifelong Lifewide Learning) e il Master in Orientamento Narrativo e Prevenzione della Dispersione scolastica.

Marco Bartolucci

Arezzo, 1982. È laureato in psicologia presso l'Università di Firenze. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Neuroscienze alla Royal Holloway, University of London, con specializzazione in Neuropsicologia clinica. È ricercatore all'Università di Parma, si occupa di effetti della lettura. Autore di volumi e articoli di ricerca sul tema. Tra le ultime pubblicazioni segnaliamo: Batini, Bartolucci (2020), Reading aloud narrative material as a means for the student’s cognitive empowerment, In MIND, BRAIN, AND EDUCATION - ISSN:1751-2271Vol 14, n. II doi:10.1111/mbe.12241

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Biografia

Federico Batini

Arezzo, 1971. Si è diplomato nel 1990 al Liceo classico F. Petrarca di Arezzo. Si è laureato in Lettere presso l'Università di Firenze, in Scienze dell'Educazione presso l'Università di Siena e ha conseguito il dottorato di ricerca all'Università di Padova in Scienze dell'Educazione. È professore associato di Pedagogia sperimentale, Metodologia della ricerca educativa e Metodi e tecniche della valutazione scolastica presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia. Autore di circa 350 pubblicazioni scientifiche. Tra le ultime pubblicazioni su questi temi citiamo: Ad alta voce. La lettura che fa bene a tutti (Giunti, 2021) e Tecniche di lettura ad alta voce (con S. Giusti, Franco Angeli, 2021). Dirige la rivista scientifica di fascia A LLL (Lifelong Lifewide Learning) e il Master in Orientamento Narrativo e Prevenzione della Dispersione scolastica.

Marco Bartolucci

Arezzo, 1982. È laureato in psicologia presso l'Università di Firenze. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Neuroscienze alla Royal Holloway, University of London, con specializzazione in Neuropsicologia clinica. È ricercatore all'Università di Parma, si occupa di effetti della lettura. Autore di volumi e articoli di ricerca sul tema. Tra le ultime pubblicazioni segnaliamo: Batini, Bartolucci (2020), Reading aloud narrative material as a means for the student’s cognitive empowerment, In MIND, BRAIN, AND EDUCATION - ISSN:1751-2271Vol 14, n. II doi:10.1111/mbe.12241

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