la redazione
Continuiamo a parlare della realizzazione dell’audiolibro “Le avventure di Pinocchio” scambiando due chiacchiere con Enrico Paci, il primo ideatore del progetto.
Perché ti ha affascinato questa edizione del libro tanto da investire in questo splendido progetto?
Pecco ampiamente di partigianeria su questo punto. Il libro in questione è una edizione del 1944 de LE AVVENTURE DI PINOCCHIO edita da mio nonno Giuseppe Paci, che nel 1927 iniziò l’attività di editore affiancandola a quella di libraio (iniziata l’anno prima).
La componente di “tesoro familiare” sicuramente ha giocato molto su di me. Anche se poi tutti quelli che hanno potuto vedere l’edizione concordano nel ritenerla un piccolo capolavoro! Ricordo di aver visto per la prima volta da bambino un esemplare del libro a casa della nonna. Rimasi rapito dalle tante e vivaci illustrazioni colorate, da quell’aspetto della copertina così diverso da tutti gli altri libri. Veniva custodito come cosa preziosa, da preservare dall’attacco dei nipoti, ma al tempo stesso da mostrare, anche se alla dovuta distanza, con orgoglio. Per me è una reliquia, un amuleto di un tempo passato, magari più povero, ma fervido di immaginazione e spirito d’iniziativa.
Il progetto ha visto il coinvolgimento di persone esperte in varie discipline, attori, musicisti, disegnatori, grafici. Mettere insieme più tipi di espressione artistica cosa significa per un attore?
In realtà non è stata un’impresa ardua. Indubbiamente ho sfruttato una complicità, tra i soggetti coinvolti, già esistente. Con tutti ho già lavorato in altre produzioni. C’è stato il piacere di poter partorire qualcosa di bello insieme anche in un periodo fiacco come quello che stiamo vivendo con teatri chiusi e via discorrendo. E c’è stato poi un affiatamento specifico per il progetto legato a LE AVVENTURE DI PINOCCHIO e alla storia che c’è dietro all’edizione della libreria Paci LA TIFERNATE. Forse sarebbe stato più difficile mettere insieme un astrofisico, un campione di corsa campestre e una manicurista!
Come ti sei preparato alla registrazione, quali aspetti hai curato di più e cosa vorresti trasmettere?
Quello che mi preme maggiormente trasmettere è la freschezza del testo. A distanza di quasi 140 anni Pinocchio gode ancora di una vitalità incredibile. Una narrazione scarna, essenziale, dai colori vividi sia nelle parti comiche che in quelle tragiche e una storia piena di invenzioni gustose. E’ così potente l’aspetto fantasioso e così scorrevole il racconto, che perdoniamo a Collodi anche le varie incongruenze che ci sono all’interno del testo. Un editor di oggi l’avrebbe lungamente bacchettato. Fortuna che all’epoca non ce n’erano…
E’ diverso mettere in scena lo stesso personaggio su un palco o registrare una traccia audio, ha influito su alcuni aspetti della tua interpretazione?
In una lettura bisogna fare a meno dell’espressione del corpo. E’ un meno che però ti impone nuovi obiettivi. Un po’ come quando non si può utilizzare un senso e gli altri reagiscono a compensare quel vuoto. La parola acquista una nuova centralità e un nuovo potere: costruisce personaggi, scenografie. Quindi è necessario entrare più profondamente nel testo a livello di interpretazione.
Va detto che una grande mano, in questo lavoro sull’espressività immateriale, la dà la musica composta da Tarek, che sottolinea in maniera originale, ma aderente al libro, le atmosfere dei vari capitoli e delle varie situazioni.
Enrico per la tua esperienza di attore, che differenza c’è fra leggere un libro e sentirlo interpretato?
Nessuna esperienza è paragonabile a leggere un libro da sé e per sé. L’audiolibro ti mette in mezzo comunque un altro soggetto che interviene con il proprio mondo, la propria interpretazione del testo, i propri gusti. Non penso possa soppiantare interamente la lettura e penso siano prodotti differenti. Tra le realizzazioni multimediali che partono dal libro l’audiolibro è comunque quello più vicino e fedele al prodotto originario quindi, per gli amanti della fedeltà al testo, penso possa essere una bella esperienza ascoltare la versione letta. Diciamo che, se la voce narrante è garbata, è un modo per far prendere sostanza al libro nel massimo rispetto dello stesso.
Ascoltare senza vedere secondo te quali facoltà acuisce in chi si avvicina a quest’opera e quali riduce?
Nell’ascoltare senza vedere la parte “visuale” viene prodotta dall’immaginazione di chi ascolta. Come avviene a teatro il pubblico è attivo perché da suggerimenti contenuti nel testo o abbozzati in scena deve costruire nella sua mente interi universi. Nel cinema già il livello di attività dello spettatore è più ridotto. Il mondo viene ricostruito nei minimi dettagli (a meno che non si stia guardando “Dogville” di Lars von Trier). Nel caso di Pinocchio io ho sempre amato il libro, mentre ho odiato quasi tutte le trasposizioni cinematografiche (unica eccezione quella di Comencini). Quindi, sempre dal mio punto di vista e per promuovere l’audiolibro… Le Avventure di Pinocchio è meglio ascoltarle senza vederle!
La storia del burattino di legno è connaturata geneticamente nel nostro background culturale e leggere (o sentir leggere) la versione originale è un po’ come riscoprire una parte di noi stessi. Siamo messi nella condizione di fare questa scoperta se siamo liberi di immaginare, altrimenti è una scoperta che fa qualcun altro per noi.