La Voce Umana, 7° senso?…

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La Voce Umana, 7° senso?…
ANNA SEGGI

Redazione

In questo articolo Anna Seggi con competenza, sensibilità, acume ed esperienza ci permette di comprendere come la voce sia uno strumento capace di integrare aspetti del nostro essere profondi e molteplici. Porre attenzione ed ascolto alla voce ci rende più consapevoli di noi stessi, del nostro corpo, delle nostre emozioni, delle nostre relazioni, in ultima analisi della nostra realtà.

Quando incontro una persona e parlo del mio lavoro di cantante/vocalista ricevo di solito un apprezzamento cordiale unito a una sorta di sorpresa, come se mi occupassi di qualcosa di insolito e un tantino “magico”. In realtà capisco molto bene questa reazione, perchè anch’io l’ho provata tante volte ascoltando, da ragazzina, i cantanti “veri” sfoderare una qualità vocale inconfondibilmente diversa da quella della gente comune che canta, o semplicemente parla. Allora pensavo che queste persone fossero dotate di qualità eccezionali o avessero ricevuto una grazia particolarmente rara. Con il tempo e tanto studio, ho compreso che la “bella voce” è un patrimonio congenito, una dotazione naturale con la quale veniamo al mondo, meravigliosa al pari di tutte le nostre manifestazioni tipicamente umane, come lo sguardo, il sorriso e le loro infinite interazioni.

La voce è parte integrante della nostra immagine, “parla” molto più direttamente di noi perchè va direttamente all’inconscio dell’altro, rivela il nostro stato vitale, la personalità, le aspirazioni, i punti di forza e di fragilità, percepisce l’indicibile e non sa mentire, ci accompagna tutta la vita cambiando con noi, pronta a dare forma sonora ad ogni esigenza espressiva attraverso il nostro respiro.

Queste mie affermazioni non sono solo il frutto di un vero e proprio innamoramento nei confronti della Voce umana (di cui “soffro” felicemente senza voler guarire) ma anche di riflessioni di ordine fisiologico. La Voce infatti è il risultato dell’azione combinata di molti fattori ed ha la capacità di mettere in comunicazione il nostro mondo interiore con quello esterno. Nella Voce sono coinvolte, a vari livelli, tutte le nostre funzioni vitali.  La Laringe (l’organo che contiene le corde vocali, in grado di emettere vibrazioni sonore) è una specie di crocevia fra vie aeree e nutrizionali, fra azioni volontarie e involontarie; è in grado di fornire alta o bassa pressione all’interno del corpo, ha a che fare con la sfera sessuale, è regolata principalmente dal sistema nervoso parasimpatico. Se mi si passa il termine è una sorta di 7° senso, un radar singolare rivolto contemporaneamente verso di noi e verso il mondo esterno, capace di intercettare anche i segnali più remoti, impercettibili agli altri sensi, e incomprensibili per la mente. La Voce è un preziosissimo canale di conoscenza di se stessi e di possibilità espressiva, ben oltre le parole e i gesti di cui abitualmente si serve. Se si va alla sua ricerca, ci si accorge di intraprendere un viaggio non solo verso l’infinitamente piccolo e sfuggente, ma anche verso l’assurdo (per la mente), in ultima analisi si ha l’opportunità di diventare più autenticamente umani, perché più presenti a noi stessi, più flessibili, più umili, capaci di assecondare la nostra vera natura e di rendere le nostre relazioni più efficaci.

Dal punto di vista anatomico la Laringe svolge due ruoli principali: difendere le vie aeree dall’ingresso di corpi estranei (come cibo o acqua) e fornire la bassa o l’alta pressione interna necessaria per lo svolgimento di qualunque azione fisica. Ma oltre questo ruolo vitale, la sua raffinata attrezzatura neurologica, la sua disposizione più in basso, nel collo, rispetto agli altri mammiferi e la struttura complessa di alcune sue parti (come le cartilagini aritenoidi o la struttura delle corde vocali) lasciano intuire che oltre lo scopo fisiologico ce n’è anche uno “di lusso” a cui la Laringe è pervenuta nel corso della evoluzione della nostra specie, facendo del canto la prima vera forma di espressione umana, ben prima del linguaggio. L’innervazione della Laringe da parte del nervo vago (X° nervo cranico) la mette in comunicazione con tutti gli altri nervi cranici, prevalentemente sensitivi e fa della Laringe il luogo ideale per vivere la sinestesia, condizione fantastica per la realizzazione delle infinite variazioni sonore di cui siamo capaci. La Laringe, anche se è in parte manovrabile volontariamente, appartiene al sistema vegetativo e perciò tende, per sua natura, alla auto-regolazione.

Per il cantante, o chiunque si metta in viaggio verso la propria voce, il vero dilemma è questo (ma anche motivo di curiosità): voler usare volontariamente e secondo codici artificiali, come quello della musica, un organo che è nato per lavorare in autonomia.

Nella realtà del canto dunque io potrò stabilire l’inizio e la fine di un suono, deciderò la sua altezza, l’intensità, la durata, in parte il timbro e potrò abbinarvi delle parole…ma a livello più profondo, se voglio che la mia voce diventi l’incarnazione sonora della mia intenzione espressiva, non ho altra scelta che obbedire (dal latino “ab-audire”) al corpo, imparare ed accettare il suo codice e la sua logica, diversissimi e non di rado opposti rispetto a quelli della mente.

Questo aspetto dello studio del canto, oltre la sua indubbia fascinazione, conduce a un enorme potenziamento della sensibilità, specialmente propriocettiva, permette un equilibrio ideale fra funzione respiratoria e fonatoria ed estende i suoi benefici a tutto il corpo. Non solo, anche i pensieri si placano, guadagnano spazio e la possibilità di trasformarsi. Il noto detto popolare “canta che ti passa” nasconde una gran verità: cantare fa bene al corpo e all’anima perché ri-equilibria tutto il nostro essere, lo nutre profondamente di quelle vibrazione rigenerative tanto importanti per il cervello e per i nostri tessuti corporei, risveglia la nostra vitalità, mette in comunicazione il nostro dialogo interno con il mondo, permette di prendere la giusta distanza dalle influenze esterne, ci riconduce al silenzio. Quindi, se è vero che cantare cura anima e corpo, cantare bene fa anche meglio e soprattutto preserva la salute dell’organo vocale, oggi troppo spesso compromesso anche in giovane età da abitudini malsane dettate da discutibilissime mode musicali, anche in ambito liturgico.

Piccolo schema riguardante il coinvolgimento del cervello umano nel canto

Il tronco celebrale, o cervello rettiliano, la parte più antica del nostro cervello, totalmente autonoma, sede dell'intelligenza istintiva assicura la lubrificazione laringea, il livello ormonale, permette l'elasticità delle mucose e quindi la trasmissione del vibrato e della brillantezza del suono.

 Il sistema limbico, sede delle emozioni, anch'esso involontario, influenza soprattutto la qualità dell'azione dei muscoli interni della laringe: il modo con cui le corde vocali si avvicinano e il loro ispessirsi è causato dalle emozioni vissute (o fortemente immaginate dai neuroni specchio).
 
Il sistema neo-corticale, che nell'uomo ha ampiamente superato quello limbico, sede del linguaggio, in campo musicale controlla il ritmo, l'articolazione di vocali e consonanti, il riconoscimento di intervalli e armonie e di tutto l'aspetto formale della musica. Un controllo vocale affidato principalmente a questa zona determinerebbe un vero disastro musicale poiché ridurrebbe il canto a una serie di azione meccaniche senza alcun beneficio psico-fisico ed estetico!
 Il controllo vocale prende origine dai motoneuroni fonatori, viene modulato nella formazione reticolare e monitorato e corretto dalla corteccia e nel grigio- peri- acqueo- dottale (GPA o PAG) che regola anche la motivazione emotiva.

Alcuni recenti studi (del 1993 e del 2014) ci svelano una curiosità: il cervello dei cantanti esperti differisce da quello di non esperti a causa della differente zona celebrale di elaborazione dei feedback somatosensoriali. L'insula anteriore, nelle persone poco esperte di canto, invia il suo segnale verso la corteccia premotoria dorsale; invece, nei cantati con esperienza, lo stesso segnale giunge alla corteccia cingolata anteriore, permettendo loro una risposta più rapida ed efficiente nella regolazione del suono. 

Ma lasciando un po’ in secondo piano le considerazioni di ordine scientifico e tornando alla mia occupazione come vocalista, sento di poter affermare che il mio ruolo principale è quello di intercettare le difficoltà che impediscono a una persona di godere a pieno della propria voce, cercare di rimuoverle o trasformarle e in fin dei conti ricucire lo strappo che si è verificato fra la persona e il proprio se’ vocale. Incredibilmente, la fatica maggiore è convincere una persona a credere nella sua bellezza unica, nella qualità buona della propria energia e vitalità, a permetterle di “brillare” come la propria voce. In questo arduo compito, che sfida spesso abitudini auto-lesionistiche, discutibili modelli, paure ataviche e una dilagante e progressiva perdita della capacità di ascolto, mi vengono in soccorso i sani principi del “Bel canto italiano”, che dagli albori del rinascimento fino al primo romanticismo non smetteva di raccomandare morbidezza, flessibilità, appoggio sul fiato, naturalezza e misura. Mi viene in mente una famosa definizione di “bella voce” dell’antichità, tutt’ora attualissima, da parte di Isidoro da Siviglia (560/636): “Perfecta vox est alta, suavis et clara”.

Tanto per uscire dal generico e offrire un’idea del mio modo di lavorare con la voce, ecco un esempio di approccio con la voce di una persona: chiedo di cantare una nota comoda, in registro centrale, utilizzando la vocale “O” e tenendo il suono qualche secondo; chiedo al cantante come “vede” il suo suono, che forma ha, come inizia e come finisce (può anche fare un disegno che renda l’idea), se c’è un centro e una periferia e come sono, se c’è più aria o più materia, se si accorge di cosa “fa” volontariamente e cosa accade a sua insaputa….chiedo anche cosa fa l’aria al suono e cosa invece fa il suono all’aria, se un orecchio percepisce il suono in maniera diversa dall’altro (faccio disporre le mani in vario modo vicino al padiglione auricolare e di fronte al viso, a varie altezze e distanze), se il suono ha una direzione e se , almeno in parte, può tornare indietro verso il cantante, chiedo dove c’è più vitalità, cosa può incoraggiarla o spengerla, se il vibrato è regolare e infine se dal suono di partenza possono nascere suoni accessori, leggerissimi, acuti, simili a fruscii, sibili acuti o metallici (suoni armonici)…..Tutte queste domande hanno lo scopo di accompagnare il cantante verso la percezione fisica e sensoriale del proprio suono, verso il risveglio del corpo e del respiro che partecipa al canto; la finalità musicale è messa per così dire in secondo piano a vantaggio della consapevolezza del modo in cui si emette e si sostiene un suono e verso quell’equilibrio pneumo-fonico che dal suono si espande, benefico, dappertutto. Per quanto riguarda il tanto citato problema di come respirare per il canto, invece di ricorrere a esercizi fisici che isolano il diaframma da tutte le componenti psico-fisiche con cui si relaziona, invito ad immaginare di andare incontro a un caro amico che non si vedeva da tempo, sorridendo e preparandosi ad un abbraccio….si ottiene ugualmente un abbassamento diaframmatico, una leggera apnea, una preparazione dell’organo vocale a esclamare “Evviva”….ma l’aria che entrerà nel corpo in questa modalità sarà di una qualità diversa rispetto a quella di un arido esercizio ginnico perché sarà piena di “letizia” e permetterà alle spalle di rimanere rilassate mentre la gabbia toracica tenderà leggermente ad espandersi, l’ampliamento del vocal-tract (distanza fra corde vocali e gola) sarà naturale, così come la posizione  di labbra, lingua e mandibola, l’avvicinamento tonico ma morbido delle corde vocali sarà quello ideale, allineato con il sorriso interno che brilla negli occhi…E’ difficile, in queste condizioni “felici” emettere un brutto suono…se mai implica il coraggio di crederci e di restare a lungo in una condizione di benessere vitale! Naturalmente l’esempio di cui parlo è solo uno degli infiniti espedienti che di volta in volta elaboro per entrare in empatia con una persona, intuire le sue necessità ed aiutarla a conoscere la propria voce ed armonizzarsi con lei.  In realtà è la persona stessa a indicarmi la strada: inconsapevolmente la sua voce mi parla, rivelandomi aspirazioni e ostacoli. In fondo il mio lavoro di vocalista consiste principalmente nel restituire la bellezza naturale della voce al suo legittimo proprietario, attraverso un sistema che definirei olistico e analogico, se pur fondato su solide basi musicali e che non disdegna una sana tradizione culturale. Poter accompagnare una persona in questa specie di rinascita vocale regala anche a me una gioia particolarmente gradita, che include anche quella di imparare sempre qualcosa di nuovo e mi invita a proseguire in questo meraviglioso “viaggio” pieno di sorprese e unicità.

Mi piace concludere questa mia breve riflessione con una bella frase che sintetizza bene il mio pensiero:  “Quando respiriamo, mangiamo e parliamo (aggiungo: e cantiamo) utilizziamo il corpo, ma nel modo voluto dall’anima” (“Clinica della voce” di Marco Gilardone).

Letture:

  1. Silvia Biferale – La terapia del respiro Dall’esperienza sensoriale all’espressione musicale – pp. 41,56,59,61-62,79,95 Casa Editrice Astrolabio 2014
  2. Franco Fussi, Marco Gilardoni – Clinica della Voce – pp.40-43 Edizioni Cortina Torino 2009
  3. Alfonso Gianluca Gucciardo – Voce e Sessualità – pp. 16-17, 31, 122 Omega Edizioni 2007
  4. Miriam Jesi – La Laringe umana – pp.95-99, 33, 59-63 Tiziano Edizioni 2010
  5. Antonio Juvarra – Riumanizzare il canto riflessioni tecnico -vocali – pp 45-47,63-65,68-69 Armelin Musica Padova 2019
  6. Antonio Montinaro – Musica e cervello mito e scienza – pp.16-17, 20-24 Zecchini Editore 2017
  7. Alice Mado Proverbio – Neuroscienze cognitive della musica Il cervello musicale tra arte e scienza – pp. 22-23, 25-29 Zanichelli 2019
  8. Lia Serafini – Il Canto Maestro di equilibrio – pp.105-106,51 Edizioni Del Faro 2019
  9. Serge Wilfart – Il canto dell’essere analizzare, costruire, armonizzare con la voce – pp. 9, 101-105 Edizioni Servitium 2006
  10. Alfred Tomatis – L’orecchio e la voce – pp. 30-33, 106, 179 Baldini Castoldi Edizioni 2005

Autore

Anna Seggi

Nata ad Arezzo. Diplomata in pianoforte e canto, concertista, pianista, cantante, direttore di coro. Ha approfondito lo studio del canto con R. Ongaro, A. Brown, T. Paoletti e con la Scuola di Metodo funzionale di S. Giustina-Belluno. Ha inciso un CD sul Vespro della Madonna di Banchieri e partecipato a varie formazioni madrigalistiche, fra cui quello interno al Gruppo Polifonico F. Coradini di Arezzo. Ha collaborato alla stesura del libro “Il respiro è già canto”, a cura di D. Tabbia e dal 2007. Si occupa di vocalità all'interno dell'omonimo corso per direttori di coro che si tiene a Torino.

3 Commenti

  • È stato un bellissimo e sorprendente viaggio, il mio.. Assaporato tra le profondità delle parole, generosamente condivise dalla meravigliosa Anna Seggi, a mio parere in primis ricercatrice musicale di quello che definirei l’ “io-voce nella mia voce” che si esplica in modo palpabile nella sua forma di scrittrice e musicista professionista.
    Il suo, un voler-ci accompagnare illuminante, avvolgente e rincuorante in questo invisibile e solo apparentemente impercettibile mondo, dove chi come me, si è sempre affacciata con estrema insicurezza, timore e in modo disconnesso e balbuziente.
    Rivolgo un ringraziamento speciale per esser stata per me curiosa lettrice, un amorevole chirurgo che opera e ricuce la nostra primitiva “voce-musicale animata” con il suo luogo d’origine, più propriamente scientifico, dove la struttura portante dell’ apparato fonatorio è pronta ad accoglierla e ad adattarsi ad ogni suo cambiamento ed evoluzione, in uno stato dell’essere e del vivere che segue il suo processo naturale. Guardare con gli occhi della nostra voce, tentare di disegnare i suoni riprodotti, le rotondità e le spigolositá ma anche le diverse altezze che possono confonderci, dove abbiamo udito, immaginato e collocato i nostri suoni (messi su carta) , ci rendono senza indugio inaspettatamente consapevoli di quei cambiamenti che hanno investito anche ogni altra parte del corpo; del fatto che, inevitabilmente, la nostra comunicazione con l’esterno ha subito un mutamento perfettamente sovrapposto.
    Una sinergia tra voci, fisicità e corso della vita viene curata e spiegata con parole rinforzanti e commoventi per i differenti colori utlizzati, inserite magistralmente in una visione olistica della singola persona.
    Mi piace pensare a una sartoria musicale, dove per ognuno di noi possano esser cucite le piu realistiche voci, fatte su misura, tali da poter esser sempre rimodellate nel tempo, rese comode e confortevoli e soprattutto consone al nostro gusto. Cio che ho apprezzato di più in questo godibile scritto è stata l’ispirazione non solo scientifica ma anche di natura prettamente e sensibilmente umana, che ha fatto di tale articolo un viaggio virtuale nella idea del poter esser e far musica senza più perdere di vista il nostro corpo nel suo spazio vitale.
    Il mio ringraziamento più sentito ed i miei piu sinceri complimenti per Anna Seggi.

    Valentina Lubelli

  • Mi sono resa conto quanto il mio O fatto davanti allo specchio cercando di risucchiare l’aria è niente rispetto al risultato che si ottiene immaginando di andare incontro ad un amico che non si vede da tempo e che si ritrova con immenso piacere , effettivamente si sente il movimento del diaframma…!
    Grazie
    Amarilli Luperi

Di Anna Seggi

Biografia

Anna Seggi

Nata ad Arezzo. Diplomata in pianoforte e canto, concertista, pianista, cantante, direttore di coro. Ha approfondito lo studio del canto con R. Ongaro, A. Brown, T. Paoletti e con la Scuola di Metodo funzionale di S. Giustina-Belluno. Ha inciso un CD sul Vespro della Madonna di Banchieri e partecipato a varie formazioni madrigalistiche, fra cui quello interno al Gruppo Polifonico F. Coradini di Arezzo. Ha collaborato alla stesura del libro “Il respiro è già canto”, a cura di D. Tabbia e dal 2007. Si occupa di vocalità all'interno dell'omonimo corso per direttori di coro che si tiene a Torino.

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