Nietzsche e Wagner:
le ragioni della fine di un’amicizia “stellare”

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Nietzsche e Wagner:
le ragioni della fine di un’amicizia “stellare”
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REDAZIONE

Federico Mugnai torna a parlare di Friedrich Nietzsche. Questa volta ci presenta il rapporto di ammirazione ed amicizia con il compositore, direttore d’orchestra, regista teatrale e saggista Richard Wagner, che nel corso degli anni si è trasformato in distacco e critica feroce. Mugnai, così come ci ha abituato in altri suoi articoli, ricostruisce la vicenda personale inserendola nel contesto culturale storico e sociale in cui si è svolta.

Friedrich Nietzsche e Richard Wagner incrociarono i loro destini in un’amicizia quasi decennale, intensa e allo stesso tempo travagliata, come lo può essere tra due caratteri così diversi, due personalità così complesse, due uomini che hanno segnato nei rispettivi ambiti il XIX secolo, superandolo e anticipando spesso ciò che sarebbe stato il secolo successivo.

In poche parole due titani, che forse per loro natura erano destinati prima o poi a collidere e a vedere esaurire la loro amicizia. Eppure anche il loro allontanamento non fu indolore: Wagner intravedeva in Nietzsche il suo più fidato discepolo e arrivò addirittura a considerarlo alla stregua di un figlio, tanto era a lui legato e quanto stimava le sue capacità intellettive.

D’altra parte Nietzsche considerò per molto tempo Wagner il suo Maestro, amando la sua musica, apprezzando i serrati confronti culturali con lui e venerando sua moglie Cosima, figlia di Franz Liszt, per la quale forse aveva un debole. Nonostante nel susseguirsi degli anni dopo la rottura Nietzsche nei suoi libri si scagli contro Wagner con toni sempre più accesi, in varie lettere ad amici ed alcune volte anche pubblicamente ammetteva che l’amicizia con il musicista tedesco fosse stata talmente intensa da ritenerlastellare”. Nell’aforisma numero 279 deLa Gaia scienza” del 1882, quattro anni dopo la fine del loro rapporto ed un anno prima della morte di Wagner, dal titolo emblematico “Amicizia stellare”, Nietzsche fa un breve resoconto un po’ amaro e un po’ nostalgico del loro legame, senza nominare Wagner, ma non lasciando alcun dubbio su a chi fosse rivolta la dedica. Penso sia opportuno, prima di analizzare la genesi della loro amicizia, il suo sviluppo e soprattutto le molteplici ragioni della rottura della loro relazione, riportare il brano cui facevo riferimento:

   “Eravamo amici e ci siamo diventati estranei. Ma è giusto così e non vogliamo dissimularci e mettere in ombra questo come se dovessimo vergognarcene. Noi siamo due navi, ognuna delle quali ha la sua meta e la sua rotta; possiamo benissimo incrociarci e celebrare una festa tra di noi, come abbiamo fatto – allora i due bravi vascelli se ne stavano così placidamente all’àncora in uno stesso porto e sotto uno stesso sole, che avevano tutta l’aria di essere già alla meta, una meta che era stata la stessa per tutti e due. Ma proprio allora l’onnipossente violenza del nostro compito ci spinse di nuovo l’uno lontano dall’altro, in diversi mari e zone di sole e forse non ci rivedremo mai – forse potrà anche darsi che ci si veda, ma senza riconoscersi: i diversi mari e i soli ci hanno mutati! Che ci dovessimo diventare estranei è la legge incombente su noi: ma appunto per questo dobbiamo ispirarci una maggiore venerazione! Appunto per questo il pensiero della nostra trascorsa amicizia deve diventare più sacro! Esiste verosimilmente un’immensa invisibile curva e orbita siderale, in cui le nostre diverse vie e mete potrebbero essere intese quali esigui tratti di strada, innalziamoci a questo pensiero! Ma la nostra vita è troppo breve, troppo scarsa la nostra facoltà visiva per poter essere qualcosa di più che amici nel senso di quella elevata possibilità. E così vogliamo credere alla nostra amicizia stellare, anche se dovessimo essere terrestri nemici l’un l’altro.”

Il pensiero di Wagner avrebbe attanagliato Nietzsche ben oltre la morte del suo vecchio mentore, in un misto di amore ed odio, con un crescendo di tensione che lo portò fino alla follia dei primi giorni del 1889. Emblematico uno dei tanti “biglietti della follia” inviato a Cosima Wagner che così esordiva: “Alla principessa Arianna, mia amata…”. Questo a dimostrazione di quanto il pensiero di Wagner e della stessa Cosima tormentassero il solitario filosofo tedesco, costretto dal suo malessere fisico e psicologico a dover spostarsi continuamente di meta in meta, spesso senza quasi mai trovare vera pace e serenità. Nell’anno precedente, il 1888, Nietzsche aveva pubblicato un pamphlet molto polemico dal titoloIl caso Wagner”, un attacco diretto e feroce al suo ex amico, alla sua musica, ma soprattutto a tutto il mondo dei seguaci di Wagner e di coloro che frequentavano il teatro di Bayreuth, grande eredità di Wagner.

E lo stesso Nietzsche aveva preparato sempre nel prolifico 1888 un altro scritto, una raccolta di vecchi aforismi su Wagner tratti da varie sue opere precedenti, rivisitati ed aggiornati, dal titolo esemplificativoNietzsche contra Wagner” che vide la luce solo quando oramai il filosofo tedesco non era più capace di intendere e volere. Resta il fatto che man mano che il tempo passava, più si avvicinava all’incipiente follia in corso, più i toni generali dei suoi scritti risultavano sempre più accesi e certe tematiche che più avversava (il Cristianesimo ed il mondo che ruotava attorno a Wagner su tutti) diventavano quasi pensieri ossessivi. Come si era potuti passare dalla venerazione giovanile per Wagner (pensiamo alla sua opera “Richard Wagner a Bayreuth”, quasi agiografica del musicista tedesco, anche se Nietzsche poneva alcune problematiche future sul significato ed il portato della musica wagneriana) a quest’odio così profondo che forse nascondeva un senso di frustrazione ed invidia per il successo dell’ex amico? E’ bene riavvolgere un attimo il nastro e ripercorrere in sintesi le tappe del loro rapporto, prima di analizzare a fondo le ragioni del conflitto tra i due.

Nietzsche e Wagner si erano conosciuti quasi per caso a Lipsia nel Novembre del 1868, quando all’epoca Nietzsche era un giovane promettente studente di filologia, mentre Wagner era già il musicista più importante di Germania e uno dei più apprezzati al mondo. Per il ventiquattrenne Nietzsche avere la fortuna di essere presentato grazie all’intercessione del professor Brockhaus a Wagner come uno dei giovani più brillanti dell’Università di Lipsia, era fonte di orgoglio. Eppure per il più anziano e navigato Wagner (all’epoca aveva 55 anni) quell’incontro non lo lasciò indifferente. Intravvide nel giovane Nietzsche una mente brillante, un ragazzo intellettualmente curioso che già da quel primo incontro gli seppe tenere testa. Dopo qualche mese Nietzsche, venuto a sapere che Wagner abitava insieme alla moglie Cosima a Tribschen in Svizzera, dove per l’appunto Nietzsche era stato promosso come professore di filologia all’Università di Basilea, si avventurò a piedi giungendo quasi casualmente alla sua casa e presentandosi in maniera goffa ed impacciata. Fu accolto con calore e amicizia sia da Wagner che da sua moglie e da lì in poi iniziò l’idillio tra i due.

Richard Wagner e sua moglie Cosima

Da ricordare il Natale del 1869 in cui Nietzsche fu ospite per vari giorni a casa Wagner in un clima di totale armonia e serenità. Avrebbe confidato in una lettera ad un amico, in tempi non sospetti e cioè anni dopo la rottura della loro amicizia, riguardo alle ripetute visite a casa Wagner: “per nulla al mondo vorrei togliere dalla mia vita i giorni di Tribschen, i giorni della fiducia, della serenità, dei casi sublimi dei momenti.”

Villa Wagner a Tribschen

Wagner lo capiva, lo ascoltava e lui provava un senso di grande riconoscenza e ammirazione per l’amico – Maestro ed intanto maturava una specie di attrazione per Cosima, donna austera, possente e dalla forte personalità. La guerra franco-prussiana del 1870-71 vide esplodere in Germania un forte senso patriottico: l’iniziale scetticismo di Nietzsche riguardo alla guerra venne ben presto rovesciato da Wagner e dalla stessa Cosima che lo convinsero ad arruolarsi come volontario. La partecipazione alla guerra segnò profondamente Nietzsche, nonostante non fosse arruolato come combattente, ma prestasse servizio come soccorritore agli invalidi. Dopo aver contratto la difterite e la dissenteria, fu congedato. Il clima nazionalista per la vittoria tedesca, clima che aveva contagiato sia Wagner che sua moglie, non piacque a Nietzsche. Quest’ultimo andava lamentandosi con gli amici anche per certe dichiarazioni antisemite di Wagner. Intanto lo stesso Wagner progettava il trasferimento dalla Svizzera a Bayreuth, in Germania, a villa Wahnfried, dove, grazie all’appoggio economico del Kaiser tedesco Guglielmo I°, ottenne di costruirvi un teatro dedicato all’Opera wagneriana e celebrante lo spirito tedesco”. Iniziava in Nietzsche un lento e progressivo distacco dal suo Maestro. Per alcuni anni ancora avrebbe comunque subito l’ascendente di Wagner e il carisma del musicista avrebbe avuto la meglio sui dubbi che pian piano affollavano la sua mente. Tutto ciò non gli precluse nel Maggio 1872 di assistere con grande partecipazione emotiva alla posa della prima pietra del teatro di Bayreuth.

Teatro di Bayreuth in costruzione

Seguirono alcune visite a villa Wahnfried, ma non si respirava più l’atmosfera di Tribschen, tanto Wagner era tutto preso dalla costruzione del vicino Teatro, quanto Nietzsche era spesso disgustato dagli ospiti che ivi incrociava. Wagner notò un certo cambiamento nel suo amico e anche per questo gli propose di essere il curatore letterario di Bayreuth e di scrivere l’appello al popolo tedesco per l’inaugurazione del Teatro. Nietzsche non assunse mai il ruolo di curatore del futuro Festival di Bayreuth, scrisse di malavoglia l’appello al popolo tedesco (ed infatti in una riunione a Bayreuth il suo appello venne bocciato), ma si propose volontariamente di scrivere un’opera di lungo respiro intitolata Richard Wagner a Bayreuth”, una delle sue Inattuali, per celebrare il grande evento. Questo fu il regalo per il suo Maestro, anche se man mano il distacco stava assumendo i toni di un lento ed inesorabile conflitto che maturava nell’animo di Nietzsche. Le riunioni dei wagneriani per l’organizzazione delle prove per il primo Festival di Bayreuth del 1876 lo infastidivano e spesso tornava a casa nervoso e sconsolato. In occasione delle prove generali fu invitato per più giorni a casa Wagner insieme ad un folto pubblico di wagneriani: odiava quella gente, il loro modo di porsi, le loro idee ed anche l’ingordigia con cui la maggior parte si avventava sul cibo. Quando poi si recò nel nuovo Teatro di Bayreuth ed iniziò a seguire le prove dell’OperaL’ Anello di Nibelungo”, si sentì quasi venir meno da quanto fosse ormai svuotato da quell’atmosfera opprimente. Scrisse così alla sorella: “Ho voglia di andar via, è troppo assurdo che io rimanga. Ogni volta ho orrore di queste lunghe serate artistiche; eppure non riesco a starne lontano. […] Io ne ho abbastanza. Non voglio assistere nemmeno alla prima. Da qualsiasi altra parte, ma non qui, dove per me c’è solo tormento.” Cercò per un attimo i Wagner per un saluto, ma poi circondato da un mondo che sentiva ormai estraneo, decise di andare via da solo senza nemmeno salutare.

Scriverà più avanti a riguardo:

Già nell’estate del 1876, nel bel mezzo del primo Festival, presi dentro di me congedo da Wagner. Non sopporto nessuna ambiguità; da quando Wagner venne in Germania, accondiscese poco per volta a tutto ciò che io disprezzo – persino all’antisemitismo…Era proprio quello in realtà il momento giusto per congedarsi: ben presto ne ebbi la prova. All’improvviso Richard Wagner, apparentemente il più ricco di vittorie, in verità un disperato decadent putrefatto, si prosternò derelitto e a brandelli, dinanzi alla croce cristiana.

I due si sarebbero rivisti per l’ultima volta a Sorrento e il clima tra loro si fece teso, con velate accuse da una parte e dall’altra; non vi fu un vero litigio, ma certamente avevano entrambi capito che l’idillio si era definitivamente esaurito. L’ultimo tassello che portò alla rottura definitiva della loro amicizia fu il successivo scambio di regali avvenuto ad inizio 1878: Nietzsche inviò per posta Umano troppo umanoai Wagner, i quali gli spedirono l’Opera Il Parsifal”. InUmano troppo umano”, dedicato alla memoria di Voltaire, vi erano inseriti vari attacchi a Wagner, alla sua musica e a tutto il mondo circostante. Nietzsche si distaccava anche da Schopenhauer e iniziava a criticare aspramente il cristianesimo, cui Wagner si era avvicinato, un po’ per andare incontro alla devota moglie Cosima, un po’ per convenienza politica e un po’ per scelta personale. Quando Nietzsche lesse e poi ascoltòIl Parsifal”, trovò abominevoli i tanti riferimenti cristiani in esso presenti. Ebbe a dire che Wagner era diventato un “baciapile” e ciò accrebbe il senso di disgusto nei suoi confronti.

Da questo breve excursus sulle varie tappe del loro rapporto, abbiamo evinto alcuni aspetti che legano Nietzsche e Wagner ed altri che man mano li allontanano, fino alla crisi e alla rottura definitiva. È bene chiarire anche il contesto sociale in cui nasce e si sviluppa la loro amicizia: in Germania ed in Europa la borghesia è minacciata dal socialismo e come difesa, cerca di fare perno sul nazionalismo e di farsi promotrice di una volontà di dominio che serva a conservare il potere e tenere a bada i tumulti delle classi più deboli. L’arte e la filosofia di Wagner si fanno promotrici di questo obiettivo, utilizzando e distorcendo la filosofia di Schopenhauer a proprio vantaggio. Entrambi si riconoscono in alcuni aspetti del pensiero di Schopenhauer e ciò li lega ulteriormente. Pensiamo alla prima opera importante di Nietzsche, “La nascita della tragedia dallo spirito della musicain cui l’influsso di Schopenhauer e del dramma di Wagner si fondono fino ad arrivare all’intuizione nicciana dell’apollineo e dionisiaco. Un’ intuizione che trova conferma in Wagner che sulla scia di Schopenhauer imputa infatti la decadenza della civiltà al predominio della filosofia sull’arte. Nietzsche va oltre, affermando che Apollo rappresenta la razionalità ed il mondo delle arti pastiche, tutto ciò cui si ispirerà la filosofia di Socrate, mentre Dioniso incarna lo spirito irrazionale e tragico insito nell’uomo, ciò che lo porta a superarsi, a vivere pienamente la vita, senza porsi limiti. È lo spirito che si vive ascoltando certa musica (quella di Wagner su tutte) e a cui si ispira la tragedia greca, portando l’uomo ad una vita più autentica e piena. La tragedia greca fu soffocata da Socrate con il predominio della logica e razionalità. Fu così che perdendo il senso tragico della vita, la società greca si indebolì, si infiacchì e perse la forza vitale. Nietzsche intravede nei drammi di Wagner una risposta dionisiaca alla decadenza della civiltà europea, considerandolo il vero erede della grecità, l’uomo che può sconfiggere certo idealismo, il cui obiettivo finale è quello di trovare risposte assolute per l’umanità intera. È lo stesso Wagner che, dando grande spazio nelle sue Opere alla sofferenza e al dolore, a certo pessimismo schopenhaueriano, si pone come artista che riesce ad interpretare al meglio il profondo significato della vita. Il dolore infatti viene considerato come necessario passaggio per raggiungere la felicità nell’ottica dell’affermazione vitalistica e della vita lontana dalle catene della razionalità e della morale. Se la musica wagneriana può essere utile da una parte a riscoprire la natura tragica dell’esistenza umana, i fini che essa si pone, non collidono tra Nietzsche e Wagner: infatti se per il primo la musica è un mezzo per ritrovare la pienezza della vita individuale (la filosofia di Nietzsche è prettamente individualista), per Wagner la sua musica deve ispirare lo spirito della Nazione tedesca. Questo è un aspetto che ha sempre diviso i due.

Come abbiamo visto precedentemente, possiamo considerare il trasferimento di Wagner a Bayreuth e l’inizio della costruzione del Teatro, come il principio della crisi del loro rapporto. La musica di Wagner, il clima nazionalistico che ivi si respira, le persone di cui si circonda Wagner, infastidiscono Nietzsche.

Teatro di Bayreuth affollato di gente

Il filosofo tedesco si rende presto conto che la musica wagneriana cerca l’adesione delle masse, si fa sempre più nazional – popolare e perde sempre più i connotati originari. Intravede in essa una volontà di dominio, di imperialismo, in linea con le politiche di Bismarck che lo stesso Nietzsche aborrisce, mentre Wagner le esalta. Un altro problema tra i due risulta essere il socialismo: Wagner da giovane aveva partecipato ai moti tedeschi del 1848-49, anche se successivamente aveva rinnegato il suo passato spirito rivoluzionario e si era avvicinato a posizioni più conservatrici. Eppure si sentiva ancora legato ad un ideale collettivo, allo “spirito tedesco”, tanto presente nelle sue Opere musicali, così come nei suoi scritti: inoltre pensava che unoStato forte fosse la risposta necessaria per poter trovare un compromesso tra le esigenze rivoluzionarie socialiste e quelle della borghesia tedesca e per questi motivi era sostenitore della politica di Bismarck. Nietzsche invece aveva sempre avversato i socialisti, perché intravedeva nell’eccessivo potere statale una minaccia alla realizzazione individuale e causa di decadenza, oppressione e realizzazione di società razionali calate dall’alto in cui il collettivo avrebbe soffocato qualsiasi iniziativa personale. Wagner verrà quindi considerato non più l’innovatore e l’erede della grecità, ma il restauratore di un’epoca superata dalla Storia, quella della “Grande Germania”. La musica gli appare ora brutale ed artificiosa, così come i fini ultimi delle sue opere e cioè la redenzione di gran parte dei personaggi. Le ultime Opere di Wagner mirano alla santità dei personaggi attraverso accostamenti mistici inframezzati da formule cristiano – medievali, quanto di più lontano dal pensiero nicciano. Sono lontani i tempi in cui Wagner, attraverso la sua musica tendeva ad emancipare la donna, a criticare l’ipocrisia della società dell’epoca, ad andare oltre le convenzioni e le leggi morali vigenti. Agli occhi di Nietzsche Wagner è ora un decadente, perché pur di ottenere successo ha rinnegato la sua natura, andando incontro alle masse, facendo leva su nazionalismo ed antisemitismo, due tematiche che riscuotevano vasti consensi popolari nella Germania dell’epoca. Gli muove critica anche come drammaturgo, perché a suo avviso i suoi personaggi non sono ben caratterizzati psicologicamente, ma è assorbito dalla sola esigenza di servirsi dell’arte per affermare sé stesso. Per questo lo ritiene un commediante, un istrionico che impone la sua musica, ponendosi come obiettivo quello di inculcare nelle masse certe idee e principi. Nietzsche inizia a scorgere in Wagner un rinnegatore della filosofia di Schopenhauer e nota una sua adesione sempre più marcata ad Hegel, in quanto la sua musica si fa portatrice di idee e queste idee si riflettono nel pangermanesimo e nella restaurazione di certi miti ed usanze tedesche. Nietzsche si pone il problema di quella che definisce l’età wagneriana, un problema politico prima che musicale: l’uomo tedesco che rinnega la scienza, diventa idealista ed inizia ad immaginare un mondo in cui la Germania è posta sopra tutto e tutti. Scriverà ne “Il Caso Wagner”: “Né gusto, né voce, né talento: la scena wagneriana ha esclusivamente bisogno di una cosa sola – di Germani – definizione del Germano: obbedienza e gambe lunghe… È pieno di un profondo significato il fatto che l’avvento di Wagner coincida con l’avvento del Reich: entrambi questi fatti dimostrano una cosa sola – obbedienza e gambe lunghe. Non si è mai obbedito meglio, non si è mai comandato meglio. I direttori d’orchestra wagneriani, in particolare, sono degni di un’età che i posteri chiameranno un giorno, con timorosa riverenza, l’età classica della guerra. Wagner seppe comandare; fu il grande maestro anche in questo. Egli comandava in quanto era spietata volontà di sé, disciplina di sé durata per tutta la vita.E poco più avanti afferma con altrettanto vigore: “A Bayreuth si è sinceri soltanto come massa, come individui si mente, si inganna se stessi. Si lascia se stessi a casa quando si va a Bayreuth, si rinuncia al diritto di dire la propria parola e di fare la propria scelta, si rinuncia al proprio gusto, persino al proprio coraggio.

Abbiamo analizzato alcune ragioni filosofiche, musicali e politiche che portarono alla crisi e alla fine del sodalizio tra Nietzsche e Wagner. Come anticipato en passant prima, forse vi erano delle ragioni psicologiche: personalmente ritengo probabile che in Nietzsche fosse maturata una certa invidia per il successo di Wagner, un’invidia che lo frustrava e accresceva il senso di solitudine che andava maturando. Wagner era osannato da tanti, circondato da seguaci, mentre Nietzsche abbandonata la filologia cercava l’affermazione come filosofo, non trovando al momento consenso. Le sue opere venivano quasi completamente ignorate, tanto da scrivere amaramente un giorno: “Sono nato postumo.” L’allievo Nietzsche dopo tanta riverenza nei confronti del Maestro, aveva iniziato ad aprire gli occhi, aveva intravisto i tanti difetti di Wagner ed ora cominciava a ribellarsi, a voler trovare una propria strada, rinnegando quelli che erano stati i loro maestri ed educatori (Schopenhauer e Wagner su tutti). Per tutta la vita tentò questo superamento ed in parte ci riuscì, rimanendo però legato sentimentalmente a Wagner, perché anche nell’odio possiamo riscontrare (e alcuni passi qua riportati lo dimostrano) come non fu’ capace ad esserne indipendente. A me personalmente sembra che Nietzsche fosse ossessionato dalla figura di Wagner e dai wagneriani e questo tanto più le sue opere non riscuotevano vasta eco. Quel mondo lo aveva comunque assorbito, nonostante lo avesse nauseato e se ne fosse allontanato. Penso sia plausibile dire che Nietzsche fosse così legato a Wagner forse perché fondamentalmente non aveva avuto altri legami così forti, non aveva cioè trovato altri amici della caratura e personalità a lui paragonabili. Certo le mie rimangono solo impressioni personali, che però trovano conferma in un passo tratto da “Umano troppo umano” che di seguito riporto:

Riprendendo da solo il cammino, tremavo: non molto tempo dopo ero malato, ero stanco…per la pena di un implacabile sospettoquello di essere ormai condannato a diffidare più profondamente e a più profondamente disprezzare, a essere più profondamente solo di quanto lo fossi mai stato prima. Perché io non avevo nessun altro all’infuori di Richard Wagner… Io fui sempre condannato ai Tedeschi.”

Resta indubbio il fatto che l’eredità lasciata da Nietzsche e Wagner sia stata sicuramente importante per l’umanità intera ed osiamo pensare che la loro amicizia, sebbene conclusasi così malamente, abbia ispirato le loro opere, facendo sì che la loro memoria rimanesse imperitura nei secoli. Nessuno infatti può mettere in dubbio che siano stati dei giganti nei rispettivi campi: e quando due giganti incrociano i loro destini, è facile che nasca un’amicizia stellare, che come affermò Nietzsche, trascenda la breve e temporanea vita terrestre.

LETTURE:

  1. Friedrich Nietzsche – La nascita della tragedia – Einaudi, 2009
  2. Friedrich Nietzsche – Scritti su Wagner – Richard Wagner a Bayreuth, Il Caso Wagner, Nietzsche contra Wagner – Adelphi, 1979
  3. Friedrich Nietzsche – Umano, troppo umano (Vol. 1) – Adelphi, 1979
  4. Friedrich Nietzsche – La gaia scienza e idilli di Messina – Adelphi, 1977
  5. Leonardo Vittorio Arena – Nietzsche Wagner Schopenhauer
  6. Guido Morpurgo Tagliabue – Nietzsche contro Wagner – Edizioni Studio Tesi, 1993
  7. Giorgio Magnano – L’aquila e il cigno. Nietzsche e Wagner. Dall’idillio all’addio – De Ferrari, 2021

Autore

Federico Mugnai

Arezzo, 1987. Si è diplomato al Liceo
scientifico Francesco Redi di Arezzo.
Cultore di letteratura ottocentesca, russa in particolare. Studioso di
storia della prima metà del ‘900 con un’attenzione meticolosa alla
storia dei totalitarismi, soprattutto fascismo e nazismo.

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Di Federico Mugnai

Biografia

Federico Mugnai

Arezzo, 1987. Si è diplomato al Liceo
scientifico Francesco Redi di Arezzo.
Cultore di letteratura ottocentesca, russa in particolare. Studioso di
storia della prima metà del ‘900 con un’attenzione meticolosa alla
storia dei totalitarismi, soprattutto fascismo e nazismo.

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