Redazione
Nel primo articolo sulla terza cultura Danilo Petri metteva in evidenza l’errore di pensare al primato umanistico riguardo al sapere. In questo secondo lavoro, con equilibrio, ci propone una riflessione critica sulla posizione di alcuni scienziati e filosofi che compiono lo stesso errore utilizzando lo scientismo come unico punto di vista utile per indagare la realtà.
Nel precedente articolo si sottolineava l’equivoco nella competizione per il primato epistemico mettendo l’accento sulla protervia con cui alcuni filosofi (in particolare idealisti) minimizzavano il potere conoscitivo della scienza. Ma i sostenitori della scienza non hanno scherzato!
La scienza acquista un ruolo decisivo nella filosofia occidentale a partire da Galileo, il cui metodo inaugura la storia del riduzionismo: una vera rivoluzione di paradigma (Kuhn). Con lui, Newton e Cartesio e poi Laplace, il nuovo schema concettuale dominerà l’epistemologia e durerà per oltre trecento anni.
L’idea che la conoscenza proceda verso il basso è riassunta in una celebre frase del fisico Steven Weinberg “le frecce esplicative puntano sempre verso il basso”. Questa concezione è stata ed è foriera di enormi risultati – dalla relatività generale al Modello Standard delle forze fondamentali e delle particelle, dalla biologia molecolare al Genoma Umano – ma, sebbene non risolva il problema delle azioni umane, non sfiori nemmeno il sistema dei valori che ogni scelta produce, si è trasformata in una fede senza limiti nel suo stesso primato.
Questo modo di procedere ha fornito risposte per avallare il determinismo, e con esso il rapporto di necessità fra causa ed effetto per ogni fenomeno osservabile, eliminando il caso. Questo finché la meccanica quantistica ha fatto il suo glorioso ingresso nella conoscenza del mondo.
Fino a tutto l’ottocento il pensiero scientifico prevalente è stato caratterizzato dall’idea che tutto ciò avviene nel presente ha una causa nel passato e ciò che accadrà nel futuro ha la sua causa nel presente.
Le leggi della fisica hanno una capacità predittiva e normativa importante e su questo non c’è discussione, ma mi piace proporre la mia opinione secondo la quale esse sono il terreno sul quale corrono i due binari dell’evoluzione, la biologia e la cultura. Questi due binari non sono riducibili al terreno e anche fra loro sono irriducibili. La realtà che cerchiamo di conoscere è complementare, prodotta sia dalla necessità che dal caso. Ciò di cui non tiene conto la visione deterministica è il sistema delle azioni, che produce emergenze non prevedibili. La vita è condotta anche, se non specialmente, dal caso.
La fede deterministica ha prodotto gravi conseguenze quando è stata applicata a ciò di cui non sa tener conto. Il materialismo e il positivismo ottocenteschi ne sono riprova.
Per esempio quando diventa influente il pensiero “scientista”, altresì detto positivismo scientifico. Comte, sulla scia del suo maestro Saint Simon, compie un salto spericolato: costruisce un sistema di pensiero che abbassa la speculazione filosofica al livello della vita sociale e politica, presupponendo che la strada del metodo scientifico fosse l’unica percorribile per il progresso e quindi per il bene dell’umanità.
Non posso evitare di dire che anche queste correnti di pensiero hanno prodotto qualche buon progresso come la laicità degli stati e la conquista di certi diritti ma hanno indotto nella società e nella politica l’idea di una libertà positiva, una libertà concessa, anticamera di ogni autoritarismo. Al pari dell’idealismo tedesco il positivismo francese ha aperto la strada ai nemici della libertà.
La scienza da sola non risponde a tutto, anzi, non è in grado nemmeno di porre le giuste domande senza che il pensiero si avvalga di prerogative naturali quali l’immaginazione, la creatività (della quale sarà interessante parlare più diffusamente), il profondo desiderio di libertà, di tentare, sperimentare anche gli innati istinti metafisici che ci appartengono. La scienza non risponde del sistema dei valori, delle azioni umane.
Possiamo ben dire di essere, come amava dire Laplace, una massa di particelle, atomi con elettroni in movimento ma non possiamo negare di essere agenti liberi, dominati da contingenze imprevedibili, mossi da emozioni e sentimenti. Noi, umani, sappiamo concepire e percepire e produrre il bello e il buono e abbiamo anche la perfida abilità di concettualizzare il male, il terrore, l’omicidio. Può davvero la natura umana essere riducibile alla fisica? Io penso proprio di no e non intendo, per questo, scomodare nessun tipo di dualismo ma ribadire il concetto di complementarità e di irriducibilità dei vari aspetti che la vita pone alla base del suo significato.
Da ciò deriva che la conoscenza è materia complessa, che abita l’incertezza e la provvisorietà e che percorre la sua strada su binari paralleli.
Un altro versante concettuale in cui si consuma la frattura fra la scienza e la filosofia (e l’arte) è il pensiero che l’una sia la forma adulta dell’altra. Certamente la metafisica, il dualismo, Dio stesso, sono ormai fuori da un orizzonte utile al pensiero moderno ma il pensiero astratto, immaginativo, creativo, la filosofia insomma, persistono nella volontà, nell’intenzionalità dell’agire umano. Non tenerne conto è un atto di superbia, anche quando è ampiamente argomentata la storia degli sviluppi che la scienza sperimentale ha fornito alla comprensione del mondo e la inconsistenza ormai palese di certe teorie filosofiche.
La scienza sperimentale è arrivata a fornire strumenti anche alle cosiddette scienze sociali, umanistiche in definizione apparentemente contraddittoria, quali l’economia o la sociologia, la psicologia e altre. Persino l’arte, nella storia, ha spesso seguito percorsi paralleli alla scienza applicata. Paralleli, a volte correlati, ma mai riducibili gli uni agli altri. Spesso l’arte ha anticipato aspetti che la scienza si è trovata a dover confermare.
Edoardo Boncinelli1, fisico e biologo di fama, ha scritto recentemente un divertente e profondo libro intitolato La farfalla e la crisalide. Egli interpreta la nascita e gli sviluppi della scienza sperimentale con questa analogia. Tanto utile per capire la storia della scienza quanto lacunoso nel considerare la filosofia come una residua crisalide che lascia la vita ad una variopinta farfalla. L’utilità della filosofia nel dialogo costante con la scienza e con l’arte, la studio e l’analisi degli esiti che la scienza propone e di quelli che si traggono dalla bellezza e dall’incessante creatività con cui uomo e natura agiscono, sono elementi indispensabili a perseguire lo scopo comune di conoscenza del mondo. In fondo anche Boncinelli conclude con un abissale dubbio che altro non è se non la cornice dove sia la scienza che la buona filosofia delineano le loro proposte: “Può essere che le due cose coincidano. Ma non è detto. In ogni caso possiamo affermare: cerchiamo, quindi siamo. In viaggio.”
Dovremmo amare la scienza, apprezzarla ed usarla, ma con giudizio e con la consapevolezza che noi siamo vita emergente. Siamo vivi. Cerchiamo di sapere per capire e giudicare e siamo capaci di cura e di amore; partecipiamo della vita altrui con empatia e con sentimenti avversi e meschini, amiamo il dominio e l’abbandono, ci fidiamo e siamo sospettosi, siamo costretti nei limiti sensoriali e sappiamo gioire e soffrire. Il mondo che attraversiamo è il mondo che abbiamo costruito, siamo edificatori e distruttori. La nostra vita non può essere una somma di particelle elementari: un bimbo che si nutre al seno della madre è un essere umano, qualcosa di più e pieno di senso che trascende la fisica e che ci interroga quanto e forse ancor più di come dalla materia, dalle cellule del nostro cervello, emerga la mente, la coscienza. La terza cultura vuol rimettere le cose al suo posto e tenerle insieme per consentire un proficuo e incessante sviluppo della nostra conoscenza. La comprensione della realtà non può sopportare, oltre ai limiti della nostra capacità di percepire e misurare, fratture o steccati disciplinari.
Letture:
- Stuart Kauffman – Reinventare il sacro – Codice edizioni 2010
- Isaiah Berlin – La libertà e i suoi traditori – Adelphi 2005
- Edoardo Boncinelli – La farfalla e la crisalide – Cortina editore 2018
- Michael S. Gazzanica – La coscienza è un istinto – Cortina ed. 2019